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Trama

Parigi, 1942. Durante l’occupazione dei tedeschi, il salumiere Edmond Batignole, ingenuo ed egoista, sposato con Marguerite, attribuisce al piccolo Simon, figlio dei signori Bernstein, suoi vicini ebrei, il furto di alcuni insaccati.

Così, mentre la famigliola cerca, con l’aiuto del losco Lucien Morel, di sfuggire alle persecuzioni, il bottegaio involontariamente la blocca e la fa arrestare.

Dietro c’è lo zampino di Pierre-Jean, infido fidanzato (aspirante scrittore) della figlia di Edmond, Micheline.

Batignole si sente in colpa, anche perché prende possesso dell’appartamento dei reclusi. Quando Simon bussa alla sua porta, decide di aiutarlo a riparare in Svizzera con le cuginette Sarah e Guila.

Fra gli ostacoli incontrati lungo il cammino, l’aiuto insperato della fattoressa Irène.

Recensione

Anche se il suo nome dalle nostre parti non dice niente (qualcuno ricorda il suo Formidabili amici o Viaggio a Roma?), Gérard Jugnot –che qui produce con l’amico attore Dominique Farrugia, ex-Nul– è un comico/autore molto apprezzato dal pubblico d’oltralpe.

Seguendo l’onda de La vita è bella, Train de vie e Jakob il bugiardo, il nostro confeziona questa commedia dolceamara che ha il pregio della delicatezza.

Le scene davvero memorabili sono solo due (l’incubo di Batignole e la sua disastrosa improvvisazione da medico ai danni di un soldato tedesco), ma il prevedibile svolgimento della trama ribadisce adeguatamente (senza retorica o quasi, insomma) valori da non dimenticare.

Più difficoltoso risulta peraltro credere il protagonista capace di un assassinio o Micheline cinica al punto di non versare una lacrima.

Metacinematograficamente, Simon adotta il falso nome di Gérard, richiamando così il bravo direttore della fotografia e lo stesso regista.

Jean-Marie Winling interpreta uno scostante Sacha Guitry.

Max Marmotta