
Monster’s Ball – L’ombra della vita
- Marc Forster
- Billy Bob Thornton, Gabrielle Witcher, Halle Berry, Heath Ledger, Peter Boyle, Taylor Simpson, Yasiin Bey
- Drammatico, Sentimentale
- Stati Uniti
- 7 June 2001
Trama
Il vedovo Hank Grotowski fa il secondino presso il braccio della morte, ingrato mestiere ereditato dal padre Buck.
Quest’ultimo, ormai malridotto dall’età, ha inculcato a suo figlio anche un feroce odio razziale.
Hank è il genitore di Sonny, pure lui guardia carceraria, dotato però di ben altra sensibilità (differenza caratteriale che causa continui attriti); infatti, è lui a dare conforto al detenuto di colore Lawrence Musgrove, ormai prossimo all’esecuzione.
Il caso vuole che, qualche tempo dopo, l’accigliato Hank s’imbatta nella moglie del condannato, la disillusa cameriera Leticia, e nel suo bambino, Tyrell, vittima di un incidente stradale.
Recensione
Era un po’ che non si vedeva un bel film contro il razzismo, tematica di cui, malgrado l’evolversi dei tempi, non si parla mai abbastanza.
La durezza e l’asprezza del linguaggio del regista Marc Forster disturba, ma è legata a doppio filo con i contenuti della pellicola: la discesa dei due disgraziati protagonisti, composta da traumi e scossoni violenti, lascia presagire che una volta toccato il fondo si può solo risalire; gli ostacoli che si incontrano precludono il processo di rinascita solo se lo permettono i personaggi, magnificamente descritti (finanche nei cambiamenti) dalla sceneggiatura finemente approntata da Will Rokos e Milo Addica (che occupano due piccoli ruoli e co-producono), nella quale le scene di sesso, torbide e spezzate, finalmente non sono gratuite, bensì liberatorie.
Gli attori rispondono a dovere, da Thornton, le cui scelte controcorrente sono ormai una garanzia, alla Berry, premio Oscar per la sua prova (il che ha catalizzato la distribuzione), dall’inquieto Ledger a un ritrovato Boyle, in esilio dalla commedia e degno rappresentante di un antiquato odio generazionale.
Lawrence è Sean Combs, alias il rapper Puff Daddy (o P. Diddy che dir si voglia). Il “ballo del mostro” del titolo richiama una cinica usanza inglese.