Video & Photo

2 videos

Recensione

Durante i Giochi Olimpici di Monaco del 1972, il commando “Settembre Nero” rapì alcuni componenti della squadra israeliana per ottenere la scarcerazione di 232 palestinesi.

Dopo ore di trattative, terroristi e prigionieri furono trasferiti all’aeroporto militare di Fürstenfeldbruck, dove le teste di cuoio tedesche prepararono un’imboscata.

Morirono 18 persone: tutti gli ostaggi, un poliziotto, un pilota e cinque degli attentatori. Sfruttando questo tragico antefatto, Steven Spielberg, dopo cinque anni di tentennamenti, adatta il libro “Vengeance” di George Jonas, incentrato sull’operazione “Ira di Dio”, studiata dal Mossad, il servizio segreto israeliano, per eliminare definitivamente “Settembre Nero” e vendicare i connazionali.

L’incarico viene assegnato al giovane ufficiale Avner (Bana) e a quattro reclute insospettabili: l’autista sudafricano Steve (Craig), l’ebreo tedesco Hans (Zischler), falsificatore di documenti, Robert (Kassovitz), un belga esperto di esplosivi e il metodico Carl (Hinds), il quale ha l’incarico di cancellare ogni traccia delle azioni.

Supportato da una trama interamente riscritta da Eric Roth e dal premio Pulitzer Tony Kushner, Spielberg realizza un’opera dura, piena di anti-eroi e con un incipit asciutto e teso degno di Salvate il soldato Ryan.

Una pellicola che, in fondo, ha tutte le caratteristiche del film di spionaggio, a tratti storico a tratti romanzato, e che vuole suscitare riflessioni sulla vendetta, inutile seppur invocata dalla ragion di stato.

È anche vero che perde molta della sua efficacia a causa del modesto Bana, del tutto inadeguato ad approfondire il travaglio morale del protagonista, come eloquentemente sintetizza l’orribile sequenza in cui Avner non riesce a togliersi dalla mente Monaco mentre fa l’amore con la moglie.

Ma, per fortuna, la vocazione di Spielberg per lo spettacolo puro ci regala in definitiva molta suspense, una fotografia suggestiva (grande lavoro di Kaminski), eleganti movimenti di macchina, un’intelligente cura dei particolari e un ritmo incalzante che non fa pesare i 162 minuti di durata.

Senza trascurare comunque il sottotesto: la trattativa mette al riparo dalle escalation violente. Anche se il finale altamente pessimista dimostra come da tempo i leader del mondo, nonché i loro subalterni, ci stiano portando da tutt’altra parte.

Sax Marmotta