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Trama

Il generale dei carabinieri Enrico Ombroni, vedovo, è in pieno attrito con la figlia quindicenne Lorella, assolutamente decisa a fare la soubrette in un programma televisivo.

Pensa allora che una crociera natalizia in Egitto potrà distoglierla da questa fissazione, ed organizza la vacanza portandosi dietro il contrariato maresciallo Gennaro Saltalaquaglia, ignorando però che alcune “letterine”, accompagnate dal gorilla Oscar Tufello, sono in tournée sullo stesso battello.

Contemporaneamente, l’avvocato Fabio Ciulla, fin troppo incline alle scappatelle a causa del suo fascino irresistibile, vola al Cairo per riconquistare l’amore della moglie Gianna, stufa di essere presa in giro e in cerca di sana distrazione, e la fiducia del figlio Marco, che ormai vive laggiù; ma ha un’avventura con Paola… Del gruppo di turisti fanno parte anche Max e Bruno, due fratelli incappati in un paio di anelli maledetti: uno porta fortuna, l’altro iella.

Recensione

L’apertura è già tutto un programma: Lorella che si esibisce a “Saranno famosi” (la trasmissione, non certo il telefilm) sotto lo sguardo materno di Maria De Filippi.

Nonostante lo sceneggiatore in più rispetto a Merry Christmas, il team nostrano-natalizio continua a puntare sull’ampio consenso popolare (è l’ampia fetta di pubblico che frequenta poco le sale a decretare il loro irriducibile successo) senza spremersi minimamente le meningi per tirare fuori qualcosa di nuovo, o almeno un’idea che possa definirsi tale, oppure preoccuparsi di mostrare ampiamente la corda.

Il produttore Andrés Vicente Gómez supporta ancora (pure con attori spagnoli) Aurelio De Laurentiis (e stavolta ci sono persino fondi inglesi!), mentre Neri Parenti passa in rassegna orgogliosamente il classico campionario di minzioni e defecazioni che tanto delizia lo spettatore e che forse, un domani, rappresenterà al meglio alcune tendenze dell’epoca attuale (superficialità per descrivere il pressappochismo).

Ma oggi? Dovrebbero indurci al riso situazioni facili e annunciate un quarto d’ora prima? O magari la verve brechtiana di un De Sica oramai abbronzato e simpatico quanto Emilio Fede? La faccia drammatica di Manu Fullola (Marco)? O possibilmente i tristi ciak scartati (vedere la furia del regista sul premuroso Arena)? Da segnalare la timida presenza di effetti speciali digitali e la clamorosa rinuncia di Boldi ad un’esibizione alla batteria (di cui è un appassionato).

Max Marmotta