Video & Photo

1 videos

Recensione

È possibile recensire la metà di un film? Ce lo domandiamo da circa un decennio, da quando cioè, per motivi perlopiù commerciali, disparate pellicole (da Tarantino a Harry Potter a Twilight) sono state “spezzate”, impedendo così di imbastire – se non a posteriori – un serio discorso su toni e stili.

Siccome è diventata un’indesiderabile consuetudine, ci si tenta lo stesso. Chiaramente il chiacchierato dittico di von Trier (la seconda parte esce il 24 aprile) è tale per questioni di lunghezza, ed è anche stato preventivamente epurato delle parti maggiormente hard dalla produzione (operazione disconosciuta ma approvata dall’autore, che così crea un tortuoso precedente) per abbassare il divieto ai minori di 14 anni.

Il regista danese non è nuovo a provocazioni del genere (l’uso di scene esplicite – con dettagli “recitati” da pornoattori – risale a Idioti e Antichrist), né a discutibili sparate pubbliche che diminuiscono ulteriormente il suo già scarso gradiente di simpatia.

Però il cinema lo conosce, ed è in grado di trasmettere il dolore di una donna (da giovane la debuttante Martin, in età adulta l’intimamente più ferina Gainsbourg, che malconcia narra le sue esperienze allo sconosciuto e colto soccorritore Skarsgård), inserendolo nel contesto più impervio, quello della dipendenza sessuale.

Rapporti vuoti e seriali, contrapposti allo smarrimento in presenza di sentimenti veri. Arduo da rendere, certo. Ma il contenuto affiora, al netto delle furberie da confezione (e soprattutto da promozione). Aspettiamo il resto, comunque.

Max Marmotta