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Recensione

Orfani dell’unica e grintosa presenza femminile (la Tess di Julia Roberts) dei precedenti colpi, l’arguto Danny Ocean (George Clooney) e la sua banda – i fidi e altrettanto furbi Rusty (Brad Pitt) e Linus (Matt Damon), il ciarliero Frank (Bernie Mac), il prudente Kasher (Don Cheadle) gli scavezzacollo Turk e Virgil (Scott Caan e Casey Affleck), il confusionario Livingston (Eddie Jemison), il navigato Saul (Carl Reiner), l’agilissimo Yen (Shaobo Qin) e l’ambizioso ma ingenuo Reuben (Elliott Gould), il cui dispiacere per essere stato gabbato è all’origine del nuovo plot – si misurano stavolta, con l’insolita collaborazione del loro nemico storico Terry Benedict (Andy Garcia), contro uno squalo edilizio, Willie Bank (Al Pacino), deciso a mettere su un mega-hotel con casinò in quel di Las Vegas, per punirlo della sua prepotenza; per arrivare a lui bisogna anche ingannare Abigail (Ellen Barkin), più un diffidente cane da guardia che un braccio destro… Arricchita dalle presenze di comprimari quali David Paymer (il migliore), Vincent Cassel (già nel precedente capitolo), Eddie Izzard, Julian Sands e Oprah Winfrey (nel ruolo di se stessa), la pellicola scorre via piacevolmente, allontanandosi dai lambiccamenti autoriali di Ocean’s Twelve e riguadagnando i livelli qualitativi del capostipite Ocean’s Eleven.

Non si può negare che le difficoltà incontrate dalla cricca di simpatici impostori siano perlopiù legate all’imprevisto (Bank, che evidentemente non è uno stupido, tutto sommato si fa mettere nel sacco con eccessiva facilità), ma probabilmente l’intenzione primaria di Soderbergh & C. era di non sforare il minutaggio. Importante sottolineare che non c’è soltanto una parata di stelle danarosa e glamorous, ma l’equilibrata messinscena di un copione sostanzioso e ammiccante.

Purché resti una trilogia, almeno per un po’… .

Max Marmotta