
Pater familias
- Francesco Patierno
- Domenico Balsamo, Federica Bonavolontà, Francesco Di Leva, Francesco Pirozzi, Luigi Iacuzio, Vincenzo Pirozzi
- Drammatico
- Italia
- 14 March 2003
Trama
Giugliano, provincia di Napoli, poco prima dei festeggiamenti per S. Maria della Pace. Matteo, carcerato, sfrutta un permesso per andare a trovare il padre morente e firmare alcuni documenti.
È l’occasione per ripercorrere i luoghi della sua gioventù e ricordare gli amici, anche quelli che non ci sono più.
La sua banda era formata dai cugini Michele e Cosimo e da Roberto, Antimo, Gegè, determinato a lavorare ed emigrare, il manesco Giovanni e Alessandro, il possessivo fratello della sua ragazza, Anna.
Ma Matteo nutriva molto affetto pure per Rosa, sua vicina di casa, sfortunatamente finita tra le grinfie di Giovanni, che dopo averla lasciata incinta di Rita non voleva più saperne di lei, con gravi conseguenze familiari.
Recensione
La violenza e lo sbando sono radicate fra le quattro mura casalinghe, ci suggerisce Patierno, dove a volte si cresce in mezzo al degrado, all’egoismo, alla vigliaccheria, alla trascuratezza, alle botte dei “patres familias” (e alla remissività delle madri succubi).
Perpetuare i loro errori con i figli e/o diventare piccoli delinquenti, allora, non sono più eventualità, ma tappe obbligate, alle quali solo la coscienza del singolo in via di maturazione può sottrarsi.
Tuttavia, persino fra coloro che perseverano sulla strada sbagliata si distinguono i più corretti e i “fetenti”.
Girato pure dalle parti di Casoria, un film ostico, asprissimo, senza concessioni, che evoca toni da tragedia greca con un’ombra di compiacimento.
In effetti, qualche “abbellimento” cinematografico avrebbe alleggerito l’insieme, comunque le scelte, anche stilistiche (si pensi alla fotografia), del regista, che chiaramente non è né Martone né tantomeno Capuano, sono coerenti e l’inizio, con la presentazione dei personaggi che saltano, ognuno secondo la propria personalità, colpisce.
E la dimostrazione che si tratta di un’opera che, nonostante i difetti, non va presa sottogamba, è data dal fatto che ci si pensa ancora, a giorni di distanza dalla visione.