
Radio America
- Robert Altman
- Garrison Keillor, John C. Reilly, Kevin Kline, L.Q. Jones, Lily Tomlin, Lindsay Lohan, Maya Rudolph, Meryl Streep, Tommy Lee Jones, Virginia Madsen, Woody Harrelson
- Amazon Prime, Commedia, Da Riscoprire, Drammatico, Musicale
- Stati Uniti
- 9 June 2006
Recensione
Non è un mistero che l’inossidabile Robert Altman, gloriosa carriera alle spalle e vecchiaia artistica puntellata dai più disparati progetti, nell’accettare di dirigere il simpatico copione scritto dall’esordiente (su grande schermo) Garrison Keillor, celebre conduttore radiofonico in patria, qui attore (praticamente nella parte di se stesso) e autore della vera e longeva trasmissione A Prairie Home Companion (titolo originale del film, così mutato dalla nostra distribuzione forse per evocare atmosfere alleniane, sicuramente per richiamare alla mente un precedente del regista, America oggi, il cui vero nome era peraltro Short Cuts), abbia attinto a piene mani all’esperienza di Nashville, uno dei suoi immarcescibili classici datato di trent’anni, trovando perfino un ruolo ad una delle sue interpreti di allora, e di sempre, Lily Tomlin.
Certo, nel caso specifico al centro della trama non c’è un concerto, bensì il programma dal vivo (con pubblico) di cui sopra, ormai condannato, per vetustà, a chiudere i battenti per volere dei “piani alti” (rappresentati da un cinico Tommy Lee Jones), tuttavia l’alternanza musicale, le bizzarre esibizioni, i chiassosi dietro le quinte sono evidentemente imparentati, sul piano dei contenuti, con il citato cult dei Settanta.
I toni prevalenti sono quelli della commedia corale, genere di cui Altman è maestro, che culminano nelle canzonacce della riuscita accoppiata Harrelson & Reilly; ma non mancano tocchi di dramma nostalgico (le memorie della cantante Meryl Streep e il suo rapporto con l’incupita figlia Lindsay Lohan, la stanca performance dell’anziano eppur indomito – sotto molti aspetti – L.Q. Jones), un avvio da noir (con l’introduzione del buffo, impagabile usciere Kevin Kline) e un pizzico di fantastico, rappresentato da un’eterea e sibillina signora in bianco (Virginia Madsen) che si aggira per il teatro.
Non è cinema per tutti i gusti, bensì una corposa e gradevole composizione ricca di temi, tenerezze e sornionerie, nel segno di un cineasta che non pretende di essere amato incondizionatamente, volendo però continuare a curiosare e incuriosire.