
Restiamo amici
- Antonello Grimaldi
- Alessandro Roja, Ivano Marescotti, Libero De Rienzo, Michele Riondino, Violante Placido
- Commedia
- Italia
- 4 July 2019
- Italian
Recensione
Non girava un film per il cinema dal 2008 (anno di Caos calmo), Antonello Grimaldi. Nel frattempo, il regista del corale Il cielo è sempre più blu (attuale direttore della Film Commission sarda), il cui risultato migliore resta l’ingiustamente trascurato Un delitto impossibile (2000), si è dedicato alla tv (la mini-serie Il mostro di Firenze è sua), prima di trasporre questo script di Raffaello Fusaro e Marco Martani (dal romanzo di Bruno Burbi Si può essere amici per sempre). Si guarda chiaramente alla miglior commedia all’italiana, pensosa e imperniata su personaggi disgraziati e sulla loro cinica ma scomposta arte di arrangiarsi, dai copioni rifiniti, puntuali, con caratteri formidabili in quanto comuni e riconoscibili (nel quotidiano), agili senza scordarsi dei come e dei perché. Dimenticanza che costituisce – insieme a una svogliata direzione dei bravi e un po’ spaesati attori – il difetto principale di una pellicola (realizzata perlopiù in Trentino, con una puntatina in Sudamerica e una in Svizzera) che ambirebbe ad arrivare più in alto.
Vedovo triste e premuroso genitore dell’adolescente Giacomo (Mirko Trovato), il pediatra Alessandro (Michele Riondino) riceve l’inattesa telefonata di Fatima (Anni Barros), sconosciuta fidanzata del suo caro amico Gigi (Alessandro Roja), morente in Brasile. Il medico accorre al suo capezzale per apprendere che l’altro vuol percepire l’eredità paterna (tre milioni), che però comporta l’esistenza d’un nipote che purtroppo non c’è. Gigi propone dunque di fingere che Giacomo sia figlio suo; Alessandro, che sta per frequentare la “consuocera” Bianca (Violante Placido), all’inizio rifiuta categoricamente, però ci ripensa, infangando per giunta la memoria dell’adorata moglie, dopo un finto funerale e malgrado la scoperta delle effettive (e da subito immaginabili) condizioni dello scorretto compare. Nella sgangherata organizzazione entrano il terzo sodale Leo (Libero De Rienzo), negoziante soffocato dai debiti e dalla moglie Clara (Gioia Libardoni), e, a tratti, l’ambigua Marta (Sveva Alviti), ex-compagna di scuola della “banda”, una escort (Desirée Popper) e l’inacidita segretaria (Lidia Vitale) del puntiglioso notaio di Lugano Brenner (Ivano Marescotti), depositario del testamento che muove gli eventi. A che titolo partecipi ognuno si omette spesso di specificarlo.
Per l’appunto, non tutte le figure accessorie sono installate con saldezza nel plot e, assolvendo la simpaticamente canagliesca scena delle esequie, sono troppe le questioni che rimangono in sospeso, analogamente ai risvolti immotivati, a partire dal fatto che nessuno zompi all’indietro rivedendo Gigi.