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Trama

La povera Daniella è sconvolta. Suo padre, Theodore Logan, si è ucciso senza una ragione apparente. Non potendo avere risposte dalla madre Nana, ricoverata in una clinica per malattie mentali, la giovane si appoggia agli amici di famiglia: l’attempato socio del suicida, Simon, con il figlio Raymond e la nuora incinta Chrysteen, e il ginecologo Grant.

Il mistero si infittisce con la comparsa dell’enigmatico Toby Harris, visibilmente ustionato, e con la profanazione della tomba del genitore, avvenimento che fa entrare in scena anche il disordinato ispettore Potts.

La verità accennata da un altro strano personaggio, il diabetico sacerdote Elias, è sconvolgente: il defunto apparteneva alla setta degli abramiti, per i quali, secondo una peculiare interpretazione delle Sacre Scritture, è obbligatorio sacrificare il primogenito alla nascita… .

Recensione

I primi quaranta minuti del film dello spagnolo Paco Plaza, recitato in inglese e dichiaratamente ispirato, un po’ come Nameless, a Rosemary’s Baby, sono alquanto piatti e non si distaccano minimamente dagli standard tendenti all’ammasso di tante pellicole similari.

La trama gialla, comunque d’ispirazione letteraria, diventa più intrigante e agghiacciante con l’ingresso di padre Elias (John O’Toole): le sue spiegazioni ci introducono nei meandri di un dramma tanto più inquietante perché covato fra ordinarie mura domestiche (altro intento voluto dal regista).

Da questo momento in poi le atmosfere cominciano a funzionare a dovere, lo spaesamento di Daniella (Erica Prior) diventa anche il nostro e i colpi di scena attecchiscono meglio, persino quelli abbastanza telefonati.

La nota costantemente stonata è il patetico personaggio dell’ispettore Potts (Frank O’Sullivan), più sdrucito del tenente Colombo nell’aspetto e scarsamente proficuo all’interno del copione.

Max Marmotta