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Trama

Lo psicologo Chris Kelvin riceve una richiesta di soccorso dal dottor Gibarian, suo caro amico impegnato in una missione spaziale che prevedeva un’indagine a scopi commerciali sullo sconosciuto pianeta Solaris.

Il sibillino messaggio dello scienziato e l’interruzione delle comunicazioni tra la Terra e la stazione orbitante spingono il preoccupato Chris a partire.

Ma al suo arrivo trova solo due superstiti, il tecnico Snow e la fisica Helen Gordon, per nulla intenzionati a fare ritorno a casa.

La causa di tutto sembra proprio Solaris, il quale, più che un corpo celeste, è un’entità intelligente in grado di materializzare i sogni, le ossessioni e i ricordi dell’equipaggio.

Recensione

Remake del film più rappresentativo della cinematografia sovietica anni ’70, diretto da Andrej Tarkovskij, il Solaris made in USA semplifica gli intenti lirico-simbolici del predecessore, pur rivelandosi un’opera in grado di recuperare con eleganza un tipo di fantascienza di cui siamo, tranne rare eccezioni, ormai orfani e di cui si sono tentate numerose disdicevoli imitazioni (Punto di non ritorno, Sfera).

Svuotata di qualsiasi sfumatura politica la critica al positivismo della scienza, Soderbergh (regista, sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia) e Cameron (produttore) optano infatti per scenografie, costumi e musiche che omaggiano l’immaginario del maestro russo, prediligendo di gran lunga le tematiche romantiche scaturite dalle ossessioni del protagonista.

Ne deriva una dolorosa storia d’amore, confezionata con uno stile lento e ipnotico, dove ogni confronto tra i personaggi e le loro memorie porta a un sadico gioco al rialzo e dove la lettura metaforica del pianeta appare più teologica del passato: Solaris come un dio indifferente all’esistenza umana, ridotta a un pallido riflesso della sua intelligenza superiore; o, più semplicemente, Solaris come un aldilà che più si avvicina al concetto di paradiso.

Un percorso reso maggiormente limpido dalle ottime prestazioni di Clooney (Chris), McElhone (Rheya) e Viola Davis (Gordon); anche se spiace ritrovare il bravo Jeremy Davies (Snow) intrappolato nel solito carattere.

Sax Marmotta