Recensione

Il passaggio obbligato del comico tv di successo (a volte relativo) al grande schermo è un malcostume che andrebbe, ove possibile, impedito.

Nello specifico, era evidente che l’inventore del tormentone “Franco, oh Franco”, Neri, già con il fiato corto nei suoi spettacoli, non potesse offrire granché su pellicola, pur interpretando due “personaggi”.

Ma il disastroso risultato supera ogni peggiore aspettativa. Girato con mezzi e copione, quelli sì, risibili, il film arranca attorno a un calabrese in quel di Torino, emigrato per lavorare nell’impresa di suo zio e coinvolto in un confuso intrigo d’eredità.

Max Marmotta