
Sotto il sole della Toscana
- Audrey Wells
- Diane Lane, Lindsay Duncan, Raoul Bova, Sandra Oh
- Commedia, Sentimentale
- Italia, Stati Uniti
- 20 September 2003
Trama
La scrittrice di San Francisco Frances, non sempre benvoluta dai colleghi per le sue recensioni letterarie, perde definitivamente l’ispirazione in seguito alla separazione dal marito fedifrago.
L’amica del cuore Patti, incinta grazie alla fecondazione artificiale, e la sua compagna Katherine le cedono i biglietti per un viaggio organizzato, un “gay tour” della Toscana.
Frances si riprende ancor di più grazie alla decisione repentina di acquistare da un’anziana contessa villa Bramasole, nei pressi di Cortona, e restaurarla per trasferircisi.
Aiutata nei lavori (a volte disastrosi) dall’esitante Nino e da Pawel, Jerzy e Zbignew, tre lavoranti polacchi, la donna si ambienta conoscendo gli abitanti della circostante campagna: il gentile Placido la moglie Fiorella e sua figlia Chiara, il timido notaio Martini e soprattutto il rubacuori campano Marcello, con il quale ha una storia.
Anzi, il giovanotto la porta presto a Positano, a conoscere i parenti.
Recensione
Consistente quanto un romanzetto rosa (quelli della Harmony, per intenderci), la pellicola trae ispirazione dal romanzo di Frances Mayes per discostarsi, a quanto pare, dai punti più prettamente autobiografici.
La bellezza e la bravura di Diane Lane (e non ci soffermiamo sul lesso Raoul Bova) sono qui sacrificate a totale appannaggio di una trama che affoga ben presto negli stessi stereotipi sul Belpaese che vorrebbe evitare o magari irridere (ora sbandierati come la principale peculiarità del film), e che si aggrappa senza mezze misure, teoricamente per non scontentare nessuno, agli stilemi della commedia romantica così come alle brusche virate drammatiche e melodrammatiche.
Una serie di cartoline italiane è il massimo della verve registica della Wells, che forse avrebbe dovuto almeno impuntarsi perché il lungometraggio da noi non venisse doppiato (come spesso accade, la commistione linguistica ne esce mortificata).
Unici elementi degni di nota: l’episodio del rubinetto “inutile” e la figura del vecchio (Mario Monicelli?!) che quotidianamente depone i fiori davanti ad un’icona della Madonna; trovate semplici eppure sincere che, se moltiplicate, sarebbero bastate a salvare l’operina dal completo naufragio.