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Trama

Quentin è un mastodontico ladruncolo che finisce spesso in gattabuia per la sua inettitudine, messa in pratica anche propinando la sua logorrea a compagni di cella violenti (e ad ogni rissa l’uomo finisce in isolamento).

L’ispettore Vernet, avendo sentito dei suoi trascorsi dallo psichiatra della prigione, gli affianca l’impenetrabile Ruby, professionista del crimine in aperto conflitto con il potente Vogel, della cui moglie era l’amante.

Il boss uxoricida vuole sapere dove il furfante ha nascosto un prezioso bottino, ma le labbra del galeotto sono cucite, pure con la polizia.

Ruby progetta un’evasione; Quentin, che lo considera suo grande amico, ne organizza un’altra grazie al compare gruista (e beone) Martineau.

L’improbabile coppia, tra una lussazione e un travestimento, si trova così a fronteggiare sia i sicari di Vogel, guidati da Rocco, sia i gendarmi, trovando persino il tempo per dare una mano all’immigrata albanese Katia.

Recensione

Dopo La capra, Les compères – Noi siamo tuo padre e Due fuggitivi e mezzo, tutti firmati dallo stesso Veber, sta a Depardieu (e non più a Pierre Richard) fare la parte dello scemo, magari attingendo dal “suo” Obélix.

Naturalmente, affronta il ruolo con tutto il professionismo di cui è capace, mentre al più canonico Reno non resta che ironizzare sulla sua immagine di duro.

Grazie alla loro alchimia e all’elegante apporto di caratteristi quali Dussollier, Berry, Aumont e persino il Recoing di A tempo pieno (è Rocco), i brani divertenti non si fanno attendere, sebbene il contenuto della simpatica e “classicheggiante” sceneggiatura sia meno vispo rispetto ai più recenti successi del cineasta, La cena dei cretini e L’apparenza inganna.

Inoltre, alcuni spunti della stessa non sono sviluppati, incluso il finale abbastanza improvviso. Ma non si tratta di problemi talmente grossi da condizionare la qualità di una pellicola che si ripropone principalmente di intrattenere.

Max Marmotta