
Stanlio & Ollio
- Jon S. Baird
- Danny Huston, John C. Reilly, Nina Arianda, Rufus Jones, Shirley Henderson, Steve Coogan
- Amazon Prime, Biografico, Commedia, Drammatico, Famiglia, Storico
- Canada, Regno Unito, Stati Uniti
- 1 May 2019
- English
Recensione
I miti non vanno scordati, ma è arduo avvicinarli. Perciò l’operazione affidata agli affiatati attori Steve Coogan e John C. Reilly (che è in sala pure con I fratelli Sisters), già insieme – uno in un ruolo minore, l’altro da protagonista – nel recente Holmes & Watson (cassato dalla distribuzione per via del tonfo negli USA), allo sceneggiatore televisivo Jeff Pope (ma anche il copione di Philomena è suo, nonché del comprimario Coogan), basatosi su un libro-cronaca di ‘A.J.’ Marriot, e, con riuscito azzardo, al regista Jon S. Baird (che nel 2013 traspose lo sboccato romanzo di Welsh Il lercio in una pellicola inedita da noi) sulla carta poteva ruzzolare. Invece…
L’intuizione principale riguarda il segmento biografico scelto dagli autori. Riportare vite e carriere (persino individuali) dell’inglese Stan Laurel (1890-1965) e dello statunitense Oliver Hardy (1892-1957) – mantenute le nazionalità degli interpreti – sarebbe stato troppo. Allora, perché non cogliere l’essenza dei loro caratteri e del loro lavoro (fondamentale tanto nella storia della settima arte quanto nell’evoluzione della comicità tout court) tramite un singolo, congruo episodio (il faticoso tour britannico sostenuto nel 1953 dagli artisti ultrasessantenni nella speranzosa attesa di ottenere i finanziamenti per il film della rentrée, successivo al travagliato Atollo K)? Con l’aiuto d’un prologo “ritornante” – innervato da un bel piano-sequenza – ambientato nel 1937 durante le riprese de I fanciulli del West (o Allegri vagabondi), prodotto dall’immancabile Hal Roach (Danny Huston) quando la coppia era allo zenit, assistiamo ai possibili dissapori intercorsi a causa delle diverse scadenze dei contratti stipulati in passato (e Laurel, che creava la maggior parte delle gag, non era remissivo con i capi), alla visita delle rispettive mogli (due delle molte) Ida e Lucille (Nina Arianda e Shirley Henderson) e ai problemi di salute che colpirono l’obeso Hardy nel corso delle esibizioni teatrali, partite in triste sordina e baciate da crescente successo, segno del perpetuo affetto del pubblico.
Se in Attenborough la saltuaria identificazione tra Chaplin e Charlot era un espediente stonato, qui la costanza con cui lo smilzo Stanlio e il robusto Ollio, ossia i personaggi, aderiscono a Laurel & Hardy (e, per estensione, ai bravissimi Coogan & Reilly, che rielaborano sketches e movenze del duo esaltati – soprattutto il secondo – dal grandioso make-up) è la linfa malinconica del lungometraggio, che tratta con rispetto le icone senza tralasciare, nell’umanissima consapevolezza che le connota, le occasioni di puro divertimento. Non solo nostalgia, quindi.