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Recensione

A cominciare da La spia che venne dal freddo (1965) e proseguendo con titoli come La tamburina, La casa Russia, Il sarto di Panama o La talpa, il cinema ha spesso saccheggiato l’opera dello scrittore John le Carré.

Ultimo suo romanzo spionistico in ordine di tempo a venire adattato (con le usuali, legittime libertà, che stavolta si è preso il quotato sceneggiatore Hossein Amini), Il traditore tipo è diretto da Susanna White (solida esperienza in tv e per il grande schermo il sequel Tata Matilda e il grande botto) e può contare su un bel reparto d’attori: il professore diffusamente insoddisfatto e probabilmente annoiato ha il volto di McGregor, la sua bella moglie avvocato è Naomie Harris (la Moneypenny degli ultimi Bond movies, ma non solo), mentre il chiassoso malavitoso russo che li avvicina durante una vacanza in Marocco chiedendo loro di passare informazioni preziose ai servizi segreti britannici (rappresentati da un Lewis in forma) per salvare sé e la sua famiglia sfoggia gli involgariti connotati del versatile Skarsgård.

L’aspetto interessante di una trama altrimenti incentrata sul classico “eroe per caso” (nella quale – tanto per depotenziare il titolo – chiunque tradisce), risiede nella volontà, nella scelta, nella convinzione illogicamente morale della coppia di aiutare delle persone comunque in pericolo.

Ci sono snodi sbrigativi, però la fattura è buona.

Nel cast un incarognito Northam e la rediviva Reeves.

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Max Marmotta