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Trama

Max è un ragazzino di dieci anni in vacanza presso la nonna, fortemente attratto dalla musica gitana.

Procuratosi una chitarra grazie a Mandino Reinhardt, erede del famoso Django, comincia a prendere lezioni da Miraldo, abile suonatore a orecchio.

Ben presto si inserisce nella comunità manouche, nomadi che abitano nelle roulotte, e lega con il coetaneo Swing, che scoprirà essere in realtà una bambina.

Tra i due nasce e si sviluppa un’amicizia che, tra una festa e l’altra, sfocia in innamoramento.

Recensione

Gatlif (Gadjo Dilo – Lo straniero pazzo, Vengo) ci tiene alle proprie origini zingare, come dimostra ad ogni pellicola.

Sorvolando sulla parzialità della sua visione (i protagonisti vivono perlopiù momenti gioiosi e hanno una loro collocazione in società), in questo grazioso lavoro, in cui si distingue qualche dialogo in rumeno, è notevole l’impiego delle coinvolgenti musiche, eseguite con malandati strumenti a corda (o persino con una recinzione) che non guastano la melodia, anzi la rendono peculiare (un pezzo, indimenticabile, per tutti: “Oci ciornie”).

Max, un po’ defilato, assiste e ci fa assistere a prove e mini-concerti, balli e memorie anche tristi (l’unica controtendenza) e si impegola in una storia d’amore, detentrice di metafora (altrimenti l’oggetto delle sue attenzioni non si chiamerebbe Swing), che, per quanto innocente, è degna del mondo adulto (e un legame doppio può spezzarsi per due motivi).

Nel film naturalmente si ascoltano anche composizioni di Mandino Reinhardt.

Max Marmotta