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Recensione

Nolan è uno di quei registi a cui interessano le sfide. Nello specifico, all’interno delle sue tortuose trame vuole piegare a suo piacimento il tempo, praticamente un’idea fissa declinata – su base scientifica – nei modi più disparati, dando sfogo a tutto il suo talento visivo. Se in tal senso il concentrico Inception e il filosofico Interstellar (nonché il tripartito Dunkirk, e non dimentichiamo la “premonitrice” sequenza d’apertura di Memento) non ci fossero bastati, il cineasta inglese, serenamente, rilancia.

Impossibile sintetizzare la trama di questa sua ultima fatica. Basti sapere che un agente (John David Washington, figlio di Denzel e primattore di BlacKkKlansman), sapientemente lasciato senza nome, durante un’azione scopre per caso (?) l’esistenza di armi che “prendono” i proiettili anziché spararli; da lì, affiancato dal misterioso Neil (Pattinson, divo non più in grado di scegliere pellicole banali), il suo incarico è risalire alla tecnologia del futuro che le ha generate e indagare sul milionario Sator (Branagh), sicuramente coinvolto, avvicinandone anzitutto l’ormai disaffezionata moglie (Debicki). Ma sorprese e cambi di prospettiva si sprecano. Dopo il tentativo meno cervellotico di Villeneuve (Arrival), ecco un vero, labirintico film palindromo, un rompicapo che si fregia di confondere lo spettatore alla prima visione (o metterlo inaspettatamente in condizioni di prevedere qualche risvolto) compensandolo con scene sbalorditive di precisione cronometrica. Un plot dal retrogusto distopico che si presta a tante letture (pure metacinematografiche, perfino su un piano di rifondazione dell’immaginario) e che denuncia il proprio raffinato meccanismo all’inverso fin dalle prime battute: il protagonista deve morire perché il film possa iniziare davvero; un bungee jumping al contrario è alla base di un blitz, il cui obiettivo si rivela “rovesciato”. E a suon di artifizi del genere ci si accorge che l’autore (anche del copione), per quanto ambizioso sia diventato, continua a sapere il fatto suo.

Max Marmotta