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Trama

Gerusalemme. In seguito a degli scavi commissionati dal commerciante Hamid per costruire un seminterrato, un’archeologa, la dottoressa Sharon Golban, rinviene una tomba appartenente all’era romana e contenente i resti di un corpo.

Dai primi accertamenti, sembrerebbe essere proprio il sepolcro di Gesù Cristo, il che significherebbe il diniego della Resurrezione e lo sgretolamento della chiesa cattolica.

Il cardinale Pesci invia ad indagare padre Gutiérrez, ex-militare dal credo incrollabile.

Recensione

Argomento delicato (la scissione tra il clero degli uomini e la fede spirituale), sfiorato diversamente già da Stigmate, confezionato più lussuosamente, e dall’anteriore L’inchiesta, ribadito in maniera abbastanza grossolana in quest’opera di serie B, che però può contare su qualche discreto dialogo e su un Banderas convincente a sufficienza.

Il regista e i produttori, fra i quali Moshe Diamant e Rudy Cohen (sarà un caso che il personaggio del potente funzionario di polizia si chiami Moshe Cohen?) hanno commesso parecchie ingenuità: la questione palestinese è trattata, anche per necessità di concisione, all’acqua di rose (e non sempre imparzialmente, visto che il film è per metà israeliano), si danno per scontati particolari importanti (perché scommettere sulla falsità della Sindone e non dubitare assolutamente del 33 d. C. come data di morte del Messia?) e ci si affida ad un post-finale (terminare qualche minuto prima, magari con una voce fuori campo, sarebbe stato più coerente e inquietante) inutilmente “romantico” e ulteriormente glorificante per il protagonista, che andava eventualmente mantenuto con meno solennità.

Tuttavia, dopo la visione c’è di che discutere.

Max Marmotta