
The Manchurian Candidate
- Jonathan Demme
- Anthony Mackie, Dean Stockwell, Denzel Washington, Jeffrey Wright, Kimberly Elise, Liev Schreiber, Meryl Streep, Pablo Schreiber
- Amazon Prime, Da Riscoprire, Drammatico, Giallo, Netflix, Thriller
- Stati Uniti
- 30 July 2004
Recensione
Tratto dal romanzo omonimo di Richard Condon (autore anche de L’onore dei Prizzi) e remake di Va’ e uccidi, thriller fantapolitico del ’62 con cui il regista John Frankenheimer profetizzò l’omicidio di John Kennedy, The Manchurian Candidate ripropone, con qualche ammodernamento, la sempre efficace teoria del complotto.
Trasferita l’azione dalla Guerra Fredda alla Guerra del Golfo, Denzel Washington riveste il ruolo che fu di Frank Sinatra: il maggiore Bennet Marco, scampato, insieme a Raymond Shaw (Liev Schreiber) e pochi altri soldati, ad una imboscata del nemico.
Dieci anni dopo, Ray è all’apice della carriera politica e spronato dalla madre, la senatrice Eleanor (Meryl Streep), sfrutta la posizione di eroe decorato per opporre la sua candidatura alla vicepresidenza a quella del collega di partito anti-interventista Thomas Jordan (Jon Voight).
Ma Ben, il quale soffre frequentemente di atroci incubi, sospetta che tutti i militari sopravvissuti all’agguato siano stati sottoposti a lavaggio del cervello e programmati per eseguire, tramite una frase specifica, particolari ordini.
Scopre inoltre che dietro tutto c’è la potente multinazionale Manchurian Global, a sua volta principale finanziatrice della campagna di Shaw.
Chi gli crederà? Seguendo i dettami del genere, ovviamente nessuno, almeno in apparenza. Sebbene l’abilità di Jonathan Demme, a digiuno di successi dai tempi de Il silenzio degli innocenti e Philadelphia, non consiste tanto nel rifarsi con stile ai cliché o nello studio delle innovazioni da apportare a un soggetto datato, ma semmai nel costruire un’atmosfera angosciante che pervade l’intero film fino all’epilogo, porto come la materializzazione di un brutto sogno.
E pur non trattandosi di una pellicola schierata (come in Va’ e uccidi, non si parla esplicitamente di repubblicani o democratici), comunica un allarmismo condiviso dai coevi documentari Fahrenheit 9/11 e The Corporation: il Sistema, già abulico e patetico, è ormai preda di una mafia industriale che muove i fili di quasi tutti i burattini istituzionali.
Fantapolitica o semplice maieutica? L’America narcotizzata dal tubo catodico e da dichiarazioni di politicanti fabbricatori di fobie (fonti d’ispirazione per i monologhi luciferini della Streep) ha già risposto.