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Recensione

La precedente pellicola del prettamente televisivo Clark Johnson, cioè il poliziesco precotto S.W.A.T., non lasciava certo ben sperare nei riguardi di questo The Sentinel. In effetti, al di là di qualche buona trovata dello sceneggiatore George Nolfi, comunque impegnato ad adattare l’omonimo libro di Gerald Petievich, non si brilla né per originalità, né per il carisma alquanto spento delle stelle che popolano il lungometraggio: Michael Douglas, a digiuno di ruoli da circa un triennio (di scelte propriamente azzeccate da un po’ di più), Kiefer Sutherland, dopo il grande successo del telefilm 24 impiegato al cinema solo in diaboliche particine, e Kim Basinger, che bene o male, arrancando, riesce ancora a piazzare un film di rilievo all’anno.

Nel dettaglio, appare riuscito il confronto all’insegna della stima rancorosa, inasprito da incomprensioni private, tra il protagonista Pete Garrison, vecchia volpe dei servizi segreti (si è beccato una pallottola per salvare Reagan) addetto alla sicurezza del presidente, sospettato di far parte di un complotto ai danni di quest’ultimo e perciò fuggiasco, e David Breckinridge, suo collega ed ex-amico, inseguitore accorto e amante della verità.

E anche lo spazio concesso alla bella Eva Longoria, rivelazione del piccolo schermo (Desperate Housewives), alla quale è affidata la falcata dell’agente in crescita Jill Marin, allieva del presunto colpevole affiancata al mastino che gli dà la caccia, non è da rimpiangere.

Per il resto, però, l’esito è modesto. Rosee azioni telefonate, rivelazioni ampiamente prevedibili e una marea di somiglianze pericolose, dai gialli-noir di Ridley Scott a Nel centro del mirino (ormai il president-movie è un genere acclarato).

E meglio non infierire sulla credibilità di una relazione tra la first lady e il first bodyguard.

Max Marmotta