The Ward – Il reparto

Va bene, per il suo attesissimo ritorno al cinema dopo un decennio (il suo penultimo film è Fantasmi da Marte) John Carpenter si è tenuto basso, centellinando i brividi autentici e affidandosi prevalentemente al mestiere, anche attraverso un montaggio quasi privo di effettacci che, per ordinarietà, potrebbe far pensare che a concepire tutto non sia stato veramente l’autore del primo Halloween (l’originale!), Christine – La macchina infernale ed Essi vivono; e pure l’inatteso finale sembra attingere da altri cineasti (ma non diciamo da quali in particolare).

Tuttavia, la classe è intatta, dallo stile di cui il nostro è stato pioniere alla padronanza (in senso buono) sugli attori.

Ambientata negli anni ’60, la trama (script dei fratelli Rasmussen) riguarda la giovane Kristen (la bella Amber Heard, per ora alquanto attiva), ricoverata in una casa di cura (dove ancora si applica la lobotomia) in seguito all’appiccamento di un incendio, confusa, ferita, ulteriormente disorientata dalle inquietanti – ma non “casuali” – degenti (la Gummer, figlia della Streep, la Fonseca contemporaneamente in cartellone in Italia con Kick-Ass, la Panabaker del recente La città verrà distrutta all’alba e la televisiva Laura-Leigh).

Cerca di aiutarla il comprensivo dottor Stringer (Jared Harris, rampollo di Richard), ma pian piano emergono terribili dettagli sulla scomparsa di alcune pazienti.

Come premesso, non c’è da scandalizzarsi né per le somiglianze né per i toni al disotto degli standard del maestro, ma è altresì da apprezzare la sua ferma volontà di realizzare un’opera minore, difforme dai suoi temi-guida, stonata, non conciliata.

Solo così se ne scorgono le raffinatezze, i carotaggi, lo studio propedeutico a un rinnovo successivo che magari nemmeno avrà luogo.

E chi non riesce a sintonizzarsi va incontro a una legittima delusione.