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Recensione

Tanto per intenderci: è il primo capitolo di una saga fantasy che ha già riscosso enorme successo in libreria presso gli adolescenti e che inevitabilmente presto condurrà ad almeno tre sequels: New Moon, Eclipse e Breaking Dawn.

Sempre che l’autrice di questi romanzi giovanilistici (rosei con appena una punta di horror), Stephenie Meyer, sull’onda della collega Rowling, non decida di continuare.

Ma è possibile un confronto con Harry Potter (dalle ultime due avventure cinematografiche del quale proviene il protagonista maschile Robert Pattinson, fascino sghembo, scelta controcorrente, coraggiosa ma non sempre vincente, dell’ufficio casting)? Diciamo di sì, data la dimensione fantastica.

Però il target è proprio diverso, più ristretto anche, perciò plot e spettacolo in proporzione scarseggiano.

Ma le vicende di Bella (Kristen Stewart, bellezza semplice che ha già calpestato molti set, da Panic Room a Into the Wild) , che per non seguire la madre e il suo compagno in Florida si trasferisce dall’Arizona a Forks (zona Washington), dove vive il padre poliziotto e dove, spaesata, conosce un eterogeneo gruppo di compagni di scuola, rimanendo concupita dal silenzioso e pallido Edward, in realtà moderno e accorto vampiro membro di una piccola confraternita di simili, i Cullen, sebbene non offrano chissà quali risvolti, non sono poi da buttare, e per due validi motivi.

Anzitutto, l’implicita tolleranza: bianchi, afroamericani, asiatici, perfino pellerossa (forse relativamente isolati ma il già prevedibile motivo sarà palesato in futuro) compongono in egual misura le macro- e microcomitive degli studenti e dei succhiasangue buoni e cattivi.

Dunque, la convivenza tra comunità e etnie è un problema superato. E poi c’è il magnetismo degli interpreti; fra le signorine, si segnalano Ashley Greene (Alice) e Rachelle Lefevre (Victoria).

Max Marmotta