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Recensione

Che Natale sarebbe senza un film su Santa Claus? Anche se in questo caso il pacioso vecchio è una patacca, un veloce e maldestro topo d’appartamenti camuffato, appunto, da Babbo Natale (la notte della vigilia chi lo noterebbe?) che piomba sul balcone della casa in cui vive il deliziato Antoine, bimbo concepito dai numerosi sceneggiatori accreditati (tanti per una storia così piccina) allo scopo di fare tenerezza: asmatico, orfano di padre, nella sua letterina ha chiesto in regalo, tra l’altro, un giro sulla magica slitta del portatore di doni, nella salda speranza di raggiungere così la stella del genitore che non c’è più.

Il ladruncolo, al quale tocca arraffare a più non posso per tenere buono un furfante più pericoloso di lui, dapprima cerca di allontanare quello che ritiene solo un fastidioso moccioso; successivamente, il suo cinismo lo induce a sfruttare l’ingenuità del piccolo per farlo sgattaiolare nelle case in cerca di oro, ma nell’arco della nottata, inevitabilmente, gli si affeziona.

Il belloccio attore d’origine algerina Rahim non crea danni, per quanto non fosse la scelta più scontata per quest’approssimativa commedia per famiglie diretta da Coffre, che in Tutta colpa del vulcano aspirava – riuscendovi solo in parte – a ritmi più sostenuti.

Al netto di riempitivi e facili patetismi, però, il vero motivo per scegliere questo prodottino sostanzialmente innocente e parzialmente edificante è proprio il minuscolo Cabal, credibile e già promettente.

Sebbene resti impresso pure il dolce sorriso della mamma Hesme.

Max Marmotta