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Trama

Jody è un ragazzone di colore con due bambini avuti da compagne diverse, Peanut e Yvette, con la quale prosegue una turbinosa relazione fatta di bugie e tradimenti.

Continua a vivere con l’ancor giovanile madre, che un giorno porta in casa l’ingombrante avanzo di galera Melvin.

Jody, impegnato unicamente a schivare i guai, individua l’intruso come una minaccia della sua tranquillità, il presagio che presto dovrà sloggiare dal suo accogliente e rassicurante appartamento.

Recensione

Con questo seguito ideale del chiacchierato debutto di dieci anni fa Boyz’n the Hood, John Singleton (la distribuzione deve ancora mostrarci il suo Shaft) riprende il proprio appassionato discorso sulle difficili condizioni dei giovani afroamericani, spesso in conflitto fra di loro e probabilmente affetti, come spiega l’introduzione “sociologica”, da un invisibile, quanto ovviamente ingiustificato, complesso di inferiorità nei confronti dell’uomo bianco, che magari li porta a non volere crescere.

È riscontrabile qualche dispersione, come del resto nell’ultimo Spike Lee (al quale Singleton è spesso accostato), ma il film, non esente da momenti da commedia, sfoggia un percorso coerente e sofferto, soprattutto nella sua insistenza su incubi e brutti presentimenti, tipici delle vite sregolate.

Il regista aveva già lavorato con il massiccio Ving Rhames (ossia Melvin) in Rosewood (edito in Italia solo in videocassetta), così come con gli omaggiati Tyra Banks (L’università dell’odio) e Tupac Shakur (Poetic Justice), rapper assassinato cinque anni fa.

Snoop Doggy Dogg (nella parte di Rodney) naturalmente canta anche uno dei brani della colonna sonora, mentre Omar Gooding (Sweetpea) è il somigliante fratello di Cuba.

Max Marmotta