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Trama

Nonostante i ripetuti avvertimenti dell’attenta giornalista dell’Unità Tina Merlin, malgrado il parere sfavorevole dei geologi e le contrarietà dei contadini del luogo (alcuni verranno anche privati della loro casa), un gruppo di avidi ingegneri della SADE ha deciso di costruire un’enorme diga nella valle del Vajont, tra il Veneto e il Friuli.

Dicono che il lago artificiale che se ne ricaverà sarà molto utile dal punto di vista energetico. Ma il franoso monte Toc, come temuto da molti, causa un’immane tragedia.

Recensione

Durante il periodo preso in esame (1959-1963, anno dell’inondazione) si sarebbe potuti intervenire ed evitare migliaia di morti, suggerisce il film di Martinelli.

Ma ebbero la meglio le prospettive di guadagno di alcuni ciechi professionisti, appoggiati da politici compiacenti, e accadde una delle tante vergogne italiane.

Peccato che ci sia un taglio così marcatamente televisivo a mortificare le buone prove degli spaesati attori (anche se la Morante esagera).

Se ne poteva ricavare un vibrante documento storico, che sarebbe servito a molte memorie labili. Invece è una ricostruzione semplicistica, retorica e perciò inutilmente costosa (gli effetti speciali sui paesaggi funzionano egregiamente).

Anche gli errori di montaggio (notare la barba di Serrault) fanno concludere che è molto più efficace il celebrato monologo di Marco Paolini.

Max Marmotta