
Yo puta
- María Lidón
- Daryl Hannah, Denise Richards, Joaquim de Almeida
- Drammatico
- Spagna
- 16 April 2004
Trama
Una giornalista trentunenne, non senza imbarazzo, avvia un’inchiesta sulla prostituzione, intervistando passeggiatrici (spagnole o straniere), gigolo, entraîneuse d’alto bordo, tenutarie di case d’appuntamenti (o “club”), pornodive, travestiti, protettori, clienti, agenti della buoncostume, desumendo che dietro la serenità di alcune persone, per niente provate dalla vita che fanno (malgrado qualche brutto episodio), si celano il terrore e la mancanza di scelta di altre.
Inoltre la cronista, focalizzando l’attenzione su alcune adescatrici in particolare, osserva due sue vicine di casa: una, studentessa ventiquattrenne, riesce a malapena a mantenersi; l’altra, quarantenne aspirante attrice, arrotonda ricevendo nel suo appartamento.
Tra le due signore si sviluppa presto un rapporto confidenziale.
Recensione
Un’inchiesta fasulla, con un sacco di ricostruzioni palesemente drammatizzate (per quanto il termine appaia inesatto), con interviste perlopiù preparate (ma poi gli interpellati, che si mostrano con tale disinvoltura, saranno “veri”?), vestita da videoclip (quando non da videogame!) accattivante, con smodato uso di morphing, sovrapposizioni digitali, costumi ridicoli, luci colorate e con un montaggio ludico del tutto inappropriato, becero finanche per i moderni reportage televisivi.
Quasi come se la prostituzione fosse un’allegra scelta per la maggior parte di queste donne, giovani e vecchie, una tranquilla opzione fra mille professioni, un gioco con tanto di sogni da raccontare e baci finali.
Solo verso la conclusione, cioè troppo tardi, pare che ci si ricordi della violenza e del degrado, comprendente droga e pericoli di ogni sorta, a cui sono esposte le persone chiamate in causa (ribadiamo che ci sono pure degli uomini).
Un’operazione, intervallata dalla parte di fiction dichiarata (con attori professionisti), che poteva essere condotta con un po’ più di serietà dalla misteriosa regista e che svilisce perfino i collage linguistici di cui è composta (parecchie le provenienze e le etnie di chi risponde alle domande).
Sull’argomento, molto meglio Whore di Ken Russell, o il suo scadente seguito di Amos Kollek, o persino Le buttane di Aurelio Grimaldi.