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Trama

A seguito di un fallimentare inseguimento finito con lo sbandamento della sua auto, l’ispettore Massa trova in uno dei cassonetti che ha tamponato un uomo nudo, affetto da amnesia.

Gli assegna prontamente un ricovero e indaga sulle sue origini; il poliziotto finisce anche con l’affezionarglisi, dato che sua moglie non può avere figli.

Intanto lo sconosciuto, che si comporta proprio come un bambino, s’innamora di Chiara, infelice collega di Massa che ha una relazione con il fedifrago commissario.

Recensione

Peggio del frettoloso A ruota libera non poteva certo essere; Salemme, al quale in tutta probabilità gioverebbe trasporre –più ponderatamente– qualche sua commedia teatrale, si ricirconda del suo gruppo d’attori (manca Carlo Buccirosso ma c’è l’apprezzabilmente contenuta D’Aquino, ovvero “gli occhi” di Amore a prima vista) per questo suo nuovo lungometraggio, perlopiù marchiato da un’inconsistenza che fa temere per il futuro registico del simpatico attore.

Non c’è Napoli ma la capitale (contraddizione riassunta dall’inessenziale partecipazione dei calciatori partenopei Fabio Cannavaro, Ciro Ferrara e Vincenzo Montella, appunto romanista), le parentesi gustose sono poche e mal compensate dalla presenza di una sorta di sprecato coro greco (formato da Pugliese e Izzo) impegnato in freddure e citazioni che sfoggiano una cultura da abbecedario.

Salemme e Casagrande giocano a Totò e Peppino (o qualsivoglia spalla del “principe della risata”), ma è meglio non istituire confronti.

Ciononostante, la pellicola, che ha i numeri per essere assolta in pieno da chi è di bocca buona, a parte qualche passaggio comunque più “serio” (la malinconica riflessione sulla funzione dei nomi), può contare su una conclusione (con effetti speciali computerizzati!) talmente strampalata e, volendo, riedificante da giustificare –quasi– le scemenze, le grossolanità e, insomma, il resto.

La voce di Dio è di Gian(fabio Bosco).

Max Marmotta