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Trama

Ex-galeotto, ora investigatore volitivo, Vidocq indaga nella Parigi del 1830 su alcune strane morti: due fra i cittadini più facoltosi, Belmont e Veraldi, vengono uccisi da un fulmine; il medico Lafitte è destinato alla stessa fine.

Le indagini di Vidocq, condotte con il socio ubriacone Nimier e grazie alle indicazioni della danzatrice Préah, si scontrano con quelle del funzionario di polizia Lautrennes, preoccupato delle sorti della monarchia.

Le tracce portano ad un leggendario e temibile assassino mascherato, detto l’Alchimista.

Recensione

Realmente esistito, Vidocq, effettivamente passato dai bagni penali allo spionaggio alla letteratura (le sue memorie sono considerate le fondamenta del giallo moderno), era già stato tradotto diverse volte per lo schermo, anche piccolo (dove aveva le sembianze di Claude Brasseur).

Tramite una lunga gestazione produttiva (dai costi ingenti), gli ha dato una rinfrescata l’esperto di effetti speciali Pitof (alias Jean-Christophe Comer, anche co-autore dei dialoghi), al suo esordio dietro la macchina da presa.

Che per l’occasione è digitale, tecnica che ha permesso di ricreare un’atmosfera malata (simile a quella de La vera storia di Jack lo Squartatore) dai colori anche troppo saturi (persino esagerati).

Marc Caro, co-regista di Delicatessen, si è occupato della stesura grafica dei personaggi. Combattimenti acrobatici punteggiano quest’avvincente ricostruzione in flashback, alquanto sopra le righe in quanto a risvolti ma migliore di tanta altra roba in circolazione.

Max Marmotta