Trama

Da tempo Scott Calvin ricopre il ruolo di Santa Claus. Già dalla fine di novembre al Polo Nord, dove gli elfi alle sue “dipendenze” costruiscono i giocattoli, fervono i preparativi per il Natale.

Ma Scott non aveva fatto i conti con un paio di imprevisti: suo figlio Charlie risulta quest’anno nella lista dei cattivi e il suo peculiare contratto scadrà se non rispetta una nuova clausola, che gli impone di prendere moglie entro la vigilia.

Mentre è in atto la sua trasformazione inversa (la pancia cala, la barba si accorcia), Scott, piazzato al suo posto un clone apparentemente innocuo e maldestro creato con la complicità degli assistenti Curtis e Bernard, ritorna dai suoi familiari: l’ex moglie Laura, risposatasi con il bonario Neal, e Charlie, appunto.

Proprio l’incontro con la burbera preside di quest’ultimo, Carol Newman, potrebbe essere la risoluzione ad ogni problema.

Recensione

Comincia senza l’insinuante cinismo del film originale, Santa Clause (1994), assomigliando in maniera preoccupante ad una avulsa, zuccherosa fiaba natalizia.

Dal momento in cui per il protagonista i nodi vengono al pettine, la trama, basata sugli stessi personaggi creati per il capitolo precedente da Steve Rudnick e dal nostro Leo Benvenuti (scomparso qualche anno fa) e sceneggiata, fra gli altri, dal regista di Un ragazzo tutto nuovo Ed Decter, prende quota e le scene che fanno ridacchiare (non solo i bambini) aumentano, grazie pure alla presenza di due buffe renne animatronico-digitali, la permalosa Cometa e l’inesperta Saetta.

Ma la trovata migliore, benché all’inizio non si direbbe, resta il replicante in simil-plastica di Santa Claus (cui manca però una chiosa finale), anch’esso interpretato da un Tim Allen in buona forma: i suoi scrupoli maniacali, che lo trasformano progressivamente in despota, generano le gag migliori.

Insomma, si tratta della prima pellicola delle feste del 2002, innocente, a suo modo educativa per il giovanissimo pubblico al quale si rivolge, esente da volgarità e, in breve, meno peggio di tanti prodotti ad uguale destinazione.

Max Marmotta