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Trama

Dopo oltre vent’anni trascorsi tra riformatorio e galera, il bigio Manual Jordan viene rimesso in libertà: spaesato perché convinto di dovere scontare l’ergastolo che si meritava, torna nella cittadina in cui uccise il giovane banconista Abner Easley nel corso di una rapina.

In un tentativo di graduale redenzione che persino lui sente vano, accetta la proposta di lavoro (come inserviente) del bizzarro predicatore Miles Evans, il quale mette a disposizione degli avventori di una discoteca il suo garage a patto che ascoltino i suoi sermoni di un quarto d’ora.

Con molta insicurezza, Manual accondiscende pure ad intrattenere i ragazzi sbandati della comunità del pastore, e si intestardisce sulla salute della scellerata Sofia Mellinger, benestante frequentatrice del night club con mamma in disgrazia.

Ma le sorti che stanno più a cuore all’uomo sono quelle di Adele, guardinga ma ignara sorella dell’ucciso che osserva impotente il progressivo allontanamento dalla retta via dello scontroso figlio, anche lui di nome Abner.

Recensione

Atipico esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore di Men in Black e Charlie’s Angels, qui pure produttore (con l’aiuto, in sede esecutiva, del suo attore Freeman e di Fred Schepisi), stavolta alle prese con atmosfere ben più cupe.

Tanti cliché disseminati in un soggetto dignitoso, qua e là originale perfino (la prima parte è leggermente enigmatica), ma che ha troppi punti in comune con Lama tagliente e Monster’ Ball, complice probabilmente la presenza del bravissimo protagonista delle pellicole in questione, il rintronato (per ragioni di copione) Billy Bob Thornton.

È merito suo se questo film non per tutti i gusti, irregolare eppure attento a non uscire dal seminato, non memorabile però incisivo, conserva dei momenti di commozione.

L’idea ricalcata che per cancellare un crimine sia necessario attraversare cinque fasi (pentimento, rimorso, riparazione del peccato commesso, confronto con Dio, buona azione da compiere sul luogo del delitto) è abbastanza suggestiva da costituire, in un certo senso, l’anima dell’opera.

Max Marmotta