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Trama

Anni ’50. In una lussuosa villa innevata si ritrovano otto donne, tutte aventi a che fare con il padrone di casa Marcel.

C’è la moglie snob Gaby, la cognata ipocondriaca Augustine e la loro anziana madre incline alla bottiglia; ci sono le figlie Suzon, appena arrivata con il treno, e Catherine, più giovane e meno educata; c’è l’affezionata governante di colore Chanel, coadiuvata da qualche mese dalla conturbante cameriera Louise; infine c’è Pierrette, l’appariscente sorella ex-ballerina che frequenta poco la famiglia.

La scoperta che l’uomo è riverso senza vita nel suo letto coincide con la constatazione che l’abitazione è isolata (qualcuno ha manomesso il telefono, l’automobile e il cancello).

Dunque, l’assassina è una di loro… .

Recensione

Meglio non grattare la patina profumata di questo ironico film dagli innumerevoli echi involontari (Invito a cena con delitto, I Tenenbaum…), il cui impianto è evidentemente destinato al palcoscenico (l’autore Thomas era in voga trent’anni fa) e la cui azione è stata anticipata di un decennio soprattutto per predilezione scenografica (notevole il lavoro di Arnaud de Moléron): si potrebbe incorrere in qualche spiacevole incoerenza (l’assenza di Suzon non giustifica la sua gravidanza, l’onniscienza di Marcel) o in insistenze (le inclinazioni sessuali di alcune delle protagoniste) che, se da un lato trovano giustificazione nella desiderata ma non sempre ottenuta indipendenza dalla figura maschile, dall’altro sciupano i meravigliosi congegni dello script (che valorizza le peculiarità di ciascun personaggio).

È proprio questo il primo dei pregi della pellicola: dare spazio in egual misura a tutte le attrici (di estrazioni e generazioni diverse) in campo, lasciando ad ognuna un momento musicale funzionale alla narrazione (la canzone della Béart, però, non è granché).

Fasciate dai costumi di Pascaline Chavanne ed esaltate dalle luci di Jeanne Lapoirie (altre donne, com’è giusto) le interpreti grandeggiano; a parte le più famose, che non hanno bisogno di lodi (benché alla Huppert e alla Darrieux, diva del passato vista da poco in Domani andrà meglio, tocchino i ruoli migliori), menzioniamo la vivace Ledoyen (The Beach), l’insolente Sagnier (già con Ozon nell’altrettanto teatrale Gocce d’acqua su pietre roventi) e la materna Richard (Romuald e Juliette).

La signora in fotografia è Romy Schneider. A livello di doppiaggio, da notare che il “vous” francese è più confidenziale del nostro “lei”.

Max Marmotta