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Trama

Stefano Scipioni è un meccanico che manda avanti da solo, e non senza difficoltà, un’officina ad Ostia.

Assume Claudio, diciassettenne figlio di uno sfasciacarrozze con il quale è continuamente e pesantemente in conflitto.

Il ragazzo ha ottime capacità nel campo delle riparazioni, e ben presto il titolare, preoccupato dal suo conto in banca ormai scoperto, non può più fare a meno di lui.

Insieme modificano una Ford che servirà per le corse clandestine, di cui Stefano è un assiduo frequentatore, che si tengono presso l’obelisco dell’Eur.

Qui Claudio conosce il rivale del suo principale, il ricco e spocchioso Fischio, e la sua squinzia (ancora per poco) Giovanna.

Con lei il giovanotto avvia una relazione destinata ad incrinare i rapporti con Stefano, che non la sopporta.

Recensione

Francamente, le premesse non erano delle migliori, pur tenendo conto degli importanti precedenti di Vicari (co-autore con Guido Chiesa, ad esempio, del documentario sui lavoratori della Fiat Non mi basta mai), al suo primo lungometraggio di finzione.

Mantenendo uno sguardo sul mondo operaio, il regista non impernia tutto, com’era temibile, sul mondo delle corse fuorilegge (motivo che ha fatto accostare il suo lavoro a Fast and Furious; ma le differenze con il film di Cohen sono sensibili).

Piuttosto, centellina i caratteri, gli attribuisce dialoghi “veri” (vedi gli scontri in romanesco tra Stefano e Fischio –un maturo Mastandrea che si muove come un autentico meccanico e un De Matteo più concreto che in Ultimo stadio– o la tirata sulle donne del primo) e si concentra sull’evoluzione dei rapporti: il protagonista, progressivamente con l’acqua alla gola, emerge pian piano, s’incarognisce a piccoli passi (ai nostri occhi) per riuscire a conservare un’attività che gli è costata tanti sacrifici, e non ha intenzione di fermarsi davanti a nessuno, nemmeno dinanzi a colui che gli sta concretamente dando una mano, e che fortunatamente non è uno sprovveduto (notare i suoi “disegni” finali).

La storia, amara nelle sconfitte come nelle vittorie (a prescindere, quindi, dall’esito finale), è attentamente costruita in modo da non suscitare certezze (anche se le direzioni possibili sono solo due), addirittura spiazzando ogni tanto.

Enio Girolami, fratello del regista Enzo G. Castellari, è il padre di Stefano. Le musiche sono di Massimo Zamboni ex-C.S.I.

Max Marmotta