Ex

In un periodo dedicato alle uscite di pellicole candidate all’Oscar (di alto profilo, in effetti), fa piacere esaminare un prodotto italiano che aveva già le credenziali per piazzarsi in cima al box office (come è puntualmente accaduto): un cast di prim’ordine, un regista che ha saputo segnalarsi con (il primo) Notte prima degli esami, una struttura corale a incastro degna dei migliori scripts a stelle e strisce (se solo Brizzi, autore anche del copione insieme ai fidi Marco Martani e Massimiliano Bruno, riuscisse, in quanto sceneggiatore, ad affrancarsi dai senz’altro redditizi ma aridi film di Natale, o almeno a inoculare in essi una qualità almeno lontanamente similare…).

Difficile, dunque, non fare centro commercialmente parlando, ma qui la sfida non era soltanto gestire i numerosi e onerosi nomi in cartellone (aggiungiamo perlomeno Nancy Brilli, Vincenzo Salemme, Elena Sofia Ricci, i giovani Martina Pinto, Giorgia Würth, Malik Zidi, Cécile Cassel, più una spassosa e non accreditata partecipazione di Enrico Montesano e cameo in quantità), si trattava pure, programmaticamente, di alternare risa (ovviamente prevalenti), malinconia e commozione, all’occorrenza (per giunta) in maniera brusca e repentina.

Scopo un tantino presuntuoso e ostentato nelle interviste, ma, ammettiamo, raggiunto pienamente. Le vicende di queste coppie precarie a causa del troppo tempo passato insieme o delle incomprensioni di fondo, del lavoro che conduce all’estero, dell’abito talare o addirittura di minacce di terzi sono accessibili a chiunque, perfino al pubblico che sceglie di andare al cinema solo alla fine dell’anno e potrebbe, fruendo di una tale alternativa (giusto per ribadire il concetto), finalmente e legittimamente pretendere di più.

Non c’è da esaltarsi, beninteso, ma plaudere all’equilibrato risultato ottenuto sì. Assolutamente.