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Trama

In primavera, Peppeddu, Andrea, Istene e Macangiu approfittano di un passaggio su una moto ape per andare a vedere il mare; per qualcuno è la prima volta… In estate Michele, un pastore, si reca su una spiaggia attrezzata per portare del formaggio all’amico Massimo, toscano; è proprio lui a presentargli Solveig, una francesina pilota di aeroplano che approfitta della sua pista d’atterraggio per deltaplani.

In autunno Francesca, suora carmelitana, lascia eccezionalmente il convento per partecipare al matrimonio di sua nipote Simona, un ritorno alla vita familiare che le suscita un moto di nostalgia; le va incontro il padre, Ziu Predu.

In inverno, Giorgio, anziano fisarmonicista, prepara una serata intima con la prostituta Palla; ma al momento del brindisi… .

Recensione

Collegati tra loro (Michele attraversa la strada per il mare e lavora con Ziu Predu, mentre Giorgio suona al matrimonio), i quattro episodi hanno una loro autonomia stilistica (e non sono dello stesso livello): non per niente ognuno ha il suo direttore della fotografia.

Renato Berta, carriera internazionale alle spalle (ha lavorato con Gitaï e Guédiguian), si occupa del primo, Primavera, verista e di conseguenza poetico, abbastanza omologo ai due successivi.

Ma se Estate vive soprattutto dello splendido paesaggio lacustre in cui avviene un incontro sessuale (scena durevole che a molti, nel contesto, parrà spinta), è Autunno il segmento più suggestivo, sia per lo sfondo tradizionale (si vede, tra l’altro, il “Ballu a tres passos” che origina il titolo), sia per l’amarezza intrinseca che comunica (la pioggia interrompe più volte l’atmosfera festosa), sia per lo sguardo intenso della bella protagonista, Yaël Abecassis.

È vero, come ha osservato qualcuno, che il più breve e crepuscolare Inverno non sembra in linea con il resto, per l’ambientazione urbana e per l’esito surreale che fa leva su facili sentimenti; eppure, rimane il capitolo più toccante, una conclusione non del tutto stonata in questo viaggio per le stagioni della vita (infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia).

Girato perlopiù nel nuorese, sottotitolato in molti dialoghi, il film dell’esordiente Mereu ha vinto alla Settimana della Critica di Venezia 2003.

Max Marmotta