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Recensione

Ripercorriamo la carriera del regista Kevin Smith. Dopo l’esordio con Clerks (1994, il seguito 12 anni più tardi), il nostro si è specializzato in commedie sboccate, connotate però da formidabili ping-pong dialogici quasi mai fini a se stessi, declinando talvolta verso il romantico (In cerca di Amy e il per lui abbastanza anomalo Jersey Girl), più spesso verso l’irriverente (Dogma, Jay & Silent Bob …fermate Hollywood!), non ottenendo sempre, in Italia, distribuzione in sala (forse Generazione X era più blando, ma perché trascurare il rosa truce di Zack and Miri Make a Porno?).

Con quest’ultima fatica, scritta – ed è una novità – da altri (i fratelli Robb e Mark Cullen), Smith, notoriamente appassionato di fumetti, dimostra di saper gestire l’azione, ma l’impressione, al di là delle scene francamente spassose (lo scorrettissimo scontro con il bambino ladro e, in pratica, tutte quelle in cui c’è l’acrobatico topo d’appartamento Dave, che sfoggia la consueta faccia da schiaffi di Seann William Scott), è che l’operazione su commissione gli sia sfuggita di mano.

Infatti, non basta qualche volgarità sparsa per riconoscere l’impronta di questo giovane e singolare autore.

L’alchimia tra i due protagonisti Willis (autoironico ma calante) e Morgan (caratterista e comico televisivo) stenta a manifestarsi, idee come l’inseguimento con un travestimento ridicolo provengono da polizieschi di ben altro spessore (come Il braccio violento della legge, già scimmiottato da Poliziotto in affitto).

E la trama (Jimmy e Paul, partner quasi efficienti, danno la caccia a un pericoloso criminale collezionista, reo, tra l’altro, di aver trafugato al primo una preziosissima figurina di baseball che gli permetterebbe di pagare le nozze di sua figlia, interpretata dalla graziosa Michelle Trachtenberg) poteva dare luogo a un film meno discontinuo.

Max Marmotta