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Trama

Ex-militare ed agente della CIA, ormai dedito all’alcol, John Creasy cerca lavoro con l’aiuto dell’amico Rayburn, che si occupa della sicurezza di alcuni uomini d’affari a Città del Messico, investita da un’incontrollabile ondata di rapimenti.

Così il ricco Samuel Ramos, su consiglio dell’avvocato Jordan, cede alle pressioni della moglie americana Lisa e assume Creasy per proteggere la figlioletta Pita.

Dopo un primo momento di assoluta intolleranza, tra la guardia del corpo e la bambina nasce una vera amicizia, che restituisce all’uomo la voglia di vivere e di liberarsi dai suoi vizi.

Ma la bambina viene sequestrata, e mentre John, gravemente ferito dai rapitori, giace in un letto d’ospedale, la famiglia si organizza per negoziare il riscatto.

Inoltre l’ex-capo dell’Interpol Manzano, sostenuto dalla giornalista Mariana, sospetta la complicità di poliziotti corrotti.

Recensione

Mestierante professionale, caotico e creativo, Tony Scott è sempre stato un regista discontinuo, in bilico tra il blockbuster e lo stile personalissimo mutuato dai videoclip e dagli spot.

E Man on Fire (remake del franco-italiano Kidnapping – Pericolo in agguato) non costituisce affatto l’eccezione alla regola, sebbene il soggetto non possa dirsi indovinato.

Poche le idee originali infatti in questo film, il quale non indaga più a fondo di Rapimento e riscatto sul fenomeno dei sequestri in America Latina, estremizza la già frenetica tecnica dell’autore fino a provocare emicranie agli spettatori (l’unica gradevole novità sono i sottotitoli fluttuanti in dissolvenza) e si avvale di un cast di star colpevolmente e interamente anonimo.

Con i due volumi di Kill Bill, Tarantino ha recuperato il collaudato tema della vendetta, svecchiandolo con continue e coraggiose contaminazioni.

Scott invece preferisce mostrare la violenza distruttiva allo stato puro, senza un’ombra di ironia, realizzando così una pellicola obsoleta e fin troppo lunga.

Sax Marmotta