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Recensione

Lunga gestazione per l’adattamento del duro romanzo di Giuseppe Ferrandino.

Il progetto era stato affidato a Francesco Patierno, reduce dal cupo Pater familias, e il protagonista doveva essere Pietro Taricone.

Invece l’ha spuntata Stefano Mordini (Provincia meccanica, Acciaio).

La sua sceneggiatura, scritta insieme a Valia Santella e Francesca Marciano e capace di stabilire un tono asperrimo dalle prime battute, sposta l’azione dall’Italia centro-meridionale al Belgio (complice la prestigiosa firma produttiva dei fratelli Dardenne) e alla Francia, anche se è sempre di camorristi che si parla.

Infatti, s’immagina che una comunità malavitosa trapiantata a Liegi abbia fra le sue fila un taciturno orfano, Pericle Scalzone (un aderente Scamarcio), picchiatore e violentatore “di professione”, che però inaspettatamente combina un guaio (uno di quelli da guerre tra cosche, per intendersi) e deve svignarsela, finendo a Calais.

Qui incontra una panettiera gentile ma ritrosa (la salda Foïs), che infine – in un impeto di fiducia francamente difficile da credere – lo ospita per qualche tempo, allargando piuttosto inconsapevolmente le sue vedute.

Un po’ foschi i motivi che portano gli scagnozzi del (suo) boss (l’ottimo Morra) a rintracciarlo; sarà la molla che gli farà scoprire delle dolorose origini.

I difetti ci sono, però la storia permane forte, diretta. Maria Luisa Santella (Signorinella) era Iside in Brutti, sporchi e cattivi.

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Max Marmotta