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Recensione

Da un corposo articolo di Guy Lawson apparso su Rolling Stone e intitolato Arms and the Dudes (pure il film, pronto l’anno scorso, doveva chiamarsi così) lo specialista in commedie demenziali Phillips (Road Trip, lo Starsky & Hutch con Stiller & Wilson, Parto col folle, la trilogia di Una notte da leoni) ha tratto, con l’aiuto dei cosceneggiatori Stephen Chin e Jason Smilovic, il suo primo lavoro “serio”.

Al tempo: ritmo sostenuto, montaggio “cool, uso furbesco del ralenti appartengono sempre al genere leggero e gli insistiti omaggi a Scarface (fin dal manifesto) vanno in direzione della parodia.

Però stavolta c’è di mezzo un sostrato più solido, basato sulla critica al tanto redditizio quanto vergognoso traffico legalizzato di armi in ogni parte del mondo che qualsiasi privato statunitense ben organizzato e con il pelo sullo stomaco (poco importa se di animo pacifista) p metter su senza difficoltà.

Certo, dopodiché i compromessi e gli imbrogli in famiglia e tra amici (la compiacenza non è un tema secondario) si fanno; e se non  fosse ancora chiaro, questa è una storia reale.

L’hanno vissuta lo scorretto Efraim Diveroli (l’inarrestabile Hill) e il suo vecchio e influenzabile amico David Packouz (lo interpreta l’affidabile Teller, quello vero fa una comparsata), che hanno rifornito l’Iraq e l’Afghanistan correndo anche dei rischi.

Non tutto è di alta qualità, ma lo “sporco” cameo di Cooper, sodale del regista, si nota.

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Max Marmotta