Transformers

Che non ci manchi mai un blockbuster estivo, magari fracassone (vedi le confuse sequenze di scontro nei pressi del finale), possibilmente diretto dall’esperto Michael Bay (Armageddon, Pearl Harbor), meglio ancora se prodotto da Spielberg (il quale, riguardo a pellicole commerciali, non disdegna quasi nulla); se poi attinge a qualche oggetto di culto del passato prossimo (le automobiline che si trasformavano in robot della Mattel) che permetta di attirare frotte di ex-ragazzi (leggi: trentenni) da affiancare allo “zoccolo duro” dei frequentatori di sale, cioè i teenagers di oggi, il gioco (è proprio il caso di dirlo) di cassetta è fatto.

Intendiamoci: Transformers non è da bollare come un’operazione fallimentare su un piano qualitativo: intrigante uso dell’ironia (soprattutto grazie allo sfigato protagonista e al rapporto che instaura con i giganti di metallo), necessaria a rendere più immediata una storia che sarebbe noiosa se poggiasse unicamente sulla fantascienza; ottima scelta degli interpreti, dai principali LaBeouf (meritatamente sempre più richiesto, in grado di recitare spontaneamente su più registri) e Fox (assai affascinante) ai comprimari Voight e Turturro (per citarne un paio); effetti visivi, ovviamente, notevoli.

Però l’umorismo a volte stroppia per sparire (ma perché?) progressivamente man mano che ci si avvicina alla conclusione, la concitazione monta e il plot (con la squadra aliena di macchine combattenti buone giunta allo scopo di contrastare le cattive) puzza parecchio di Terminator 2 – Il giorno del giudizio.

Detto questo, nessuna delusione in vista per chi al cinema si accomoda con un secchio di popcorn da un lato e gli amichetti del sabato pomeriggio dall’altro.

Ma pure costoro difficilmente saranno in grado il giorno dopo di raccontarvi la trama del film spendendo più di due frasi.