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Trama

Jack Ryan, promettente analista della CIA, viene convocato dal suo superiore William Cabot in seguito all’elezione di Alexander Nemerov, nuovo presidente della Russia.

Il giovane ha infatti stilato un rapporto in cui il politico è descritto come l’alleato ideale. Un improvviso bombardamento della Cecenia, di cui Mosca si assume ogni responsabilità, mette però in allarme il leader americano Robert Fowler e il suo staff.

Ma l’inspiegabile sparizione di tre scienziati, impegnati nello smantellamento di una centrale nucleare, spinge Ryan a sospettare un intrigo ai danni sia di Nemerov che di Fowler.

Recensione

Né prequel né sequel, il quarto capitolo delle avventure dell’agente Jack Ryan (Ben Affleck), partorito dalla fantasia e dalle esperienze del romanziere Tom Clancy, può essere considerato un film a parte.

Ne risente soprattutto il protagonista, non più maturo marito e padre ma giovane e gagliardo fidanzato senza prole, relegato, per buona parte della pellicola, in un ruolo di contorno e condannato per l’ennesima volta a incarnare la Cassandra dei servizi segreti americani.

Ammirevole comunque la direzione del poco prolifico Phil Alden Robinson (L’uomo dei sogni), abile tessitore di numerose vicende parallele con pochissima azione, convergenti in un lento crescendo di tensione (per una volta il titolo italiano è coerente), dove anche l’approfondimento psicologico di alcuni caratteri si rivela efficace, sebbene abbastanza grossolano.

Ad ogni modo, l’impacciato Affleck perde nel confronto con tutti i suoi colleghi, inclusi i “vecchi” Ryan Alec Baldwin (in Caccia a Ottobre Rosso) e Harrison Ford (in Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo).

Sax Marmotta