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Recensione

Il nome della protagonista del film – lanciato da un ottimo trailer – di Nicolas Pariser, al secondo lungometraggio dopo l’inedito Le grand jeu, andrebbe detto alla francese, tuttavia la scelta dell’edizione nostrana di pronunciarlo in italiano sottolinea ulteriormente come la giovane fresca di studi al centro della vicenda, assunta dal Comune di Lione in qualità di consigliera, piombi in un Paese delle Meraviglie di segno inverso. Intanto il suo incarico ha forme indefinite: Alice (la misuratissima Anaïs Demoustier, già una bella carriera all’attivo con Guédiguian, Ozon, Donzelli) ufficiosamente è una tappabuchi che in realtà deve aiutare il demotivato sindaco della terza città di Francia, Paul Théraneau, anni addietro mosso dai nobili principi della politica (oggi smarriti un po’ ovunque), a raggranellare – semplicemente – delle idee, attività in cui si riteneva uno specialista. 

Che il responsabile di un grande centro abitato, perso fra compromessi – conseguenza dell’epoca in corso e, in generale, dell’inaridente attitudine umana – che lo hanno cambiato di soppiatto lasciandogli solo la consapevolezza di “qualcosa” da recuperare, non sia più in grado di guardarsi concretamente intorno e abbia, in pratica, perso il contatto con la gente è spia inequivocabile della rarefazione d’una società devalorizzata. Eppure lo spunto relazionale, a ben vedere non troppo distante da Rostand, fa gioco a Pariser per rappresentare plasticamente uno dei grossi mali impalpabili della contemporaneità: la mancanza di propositività. Un’opera che baratta i toni leggeri (comunque non del tutto assenti) con la profondità dei temi, nel solco forse non più così inimitabile di Rohmer (e che l’altro attore principale sia Fabrice Luchini, battagliero maestro – magari frullato e inghiottito dal sistema che avversava – de L’albero, il sindaco e la mediateca, è un indizio supplementare). L’inerte proiezione del confuso Théraneau verso elezioni presidenziali aggrava il vuoto che almeno s’è accorto di provare. Dal canto suo, la ligia e pura trentenne chiamata a supportarlo intellettualmente fronteggia i malumori d’uno staff collaudato (il copione dello stesso Pariser è abilissimo nel descrivere percezioni e reazioni dell’entourage, da quelle dell’assistente navigata alle provocazioni del ricco architetto) ed è irresistibilmente attratta da ciò che sembra destinato a estinguersi (un’antica tipografia, per esempio). Quando l’ex-rivoluzionario primo cittadino s’avvia alla “guarigione”, concependo con la ragazza un vibrante discorso, potrebbe essere di nuovo tardi. Ma il percorso illustrato, si sottende, non è che una fondamentale scintilla. 

Max Marmotta