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Trama

New York, 1962. Proveniente dalla provincia, Barbara Novak, con l’appoggio insostituibile della bistrattata agente Vikki Hiller, sbanca in libreria con il best seller “Abbasso l’amore”, guida femminista ante litteram alla libertà della donna, che secondo l’autrice per dedicarsi alla carriera deve rinunciare al matrimonio e sostituirlo con massicce dosi di cioccolato.

La rivoluzione di costumi che ne consegue intacca la vita e la professione dell’infallibile Catcher Block, giornalista di punta della rivista maschile Know, il quale, oltre a dover ridimensionare il numero delle sue amanti convertite dal celeberrimo volume, si sente svilito nella propria filosofia fallocratica.

Così, d’accordo con il suo capo Peter MacMannus, decide di avvicinare la Novak, finora accuratamente evitata per supponenza, sotto mentite spoglie (quelle del timido astronauta Zip Martin) per farla innamorare e cadere pubblicamente in contraddizione.

Recensione

I modelli dichiarati sono le commedie romantiche interpretate dalla coppia Doris Day-Rock Hudson (Il letto racconta…, Amore, ritorna!, Non mandarmi fiori), del resto è presente, in una piccola parte (il direttore Banner), l’eterno caratterista di quei film, Tony Randall.

Ma il risultato definitivo, complici le grevi allusioni sessuali che sembrano più irridere che omaggiare, lascia piuttosto a desiderare.

Nulla da eccepire sulla recitazione straniata (McGregor se la cava comunque meglio della Zellweger, impegnata tra l’altro in una lunga confessione a piano fisso), voluta dal regista Peyton Reed (Ragazze nel pallone) per ricordarci –o, per meglio dire, farci dimenticare– i divi del tempo che fu, né sullo straordinario lavoro dello scenografo Andrew Laws e del costumista Daniel Orlandi, in professionale combutta con il direttore della fotografia Jeff Cronenweth, atto a saturare i colori pastello tipici del technicolor d’epoca; ma le gag non scattano e, dettaglio ancor più grave in simile contesto, i ruoli secondari non funzionano, colpa pure di attori non all’altezza.

Forse con qualcun altro dietro la macchina da presa l’idea poteva risultare vincente. Così com’è, la pellicola si distingue soltanto per il nemmeno eclatante numero musicale che i protagonisti, reduci da Moulin Rouge e Chicago, offrono alla platea.

Insomma, abbasso anche il pollice! .

Max Marmotta