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Trama

Nella Roma fascista del 1938, Umberto Melchiorri, proprietario di un’elegante sartoria, perde clienti a causa della merceria attigua, gestita da Leone Simeoni.

Gli screzi e i battibecchi tra i due sono all’ordine del giorno; ma con l’avvento delle leggi razziali a Leone, che è ebreo, vengono messi i bastoni fra le ruote.

Umberto, fratello del professore comunista Angelo, comincia ad accorgersi della poca libertà vigente.

In tale sfondo, tra i figli maggiori dei due commercianti sboccia l’amore, tra i due più piccoli si sviluppa una profonda amicizia.

Recensione

La classe e l’esperienza di Ettore Scola, unite alle splendide scenografie, realizzate a Cinecittà, che raffigurano la Roma d’epoca, evitano al film di scadere in ritmi televisivi e prendono le distanze dalle ultime opere un po’ irrisolte del regista.

Lo sguardo sulle prepotenze del periodo è onesto e al contempo sottilmente feroce (l’autore non ha mai nascosto di essere di sinistra); il copione è alquanto calibrato e si serve di parecchi caratteri, tutti adeguatamente descritti.

L’unica nota di perplessità riguarda il difficile amalgama tra la recitazione timorosa di Abatantuono e quella più incisiva (ma comunque al di sotto dei suoi standard) di Castellitto, già con Scola ne La famiglia.

Il che va a vantaggio dei ruoli secondari, dalla dolente Attili all’insopportabile gerarca di Bigagli, dal “risvegliato” Ravello all’istrionico Depardieu, accompagnato dai grandi compatrioti Rich e Brialy.

Max Marmotta