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Recensione

Sorvoliamo sulla mania distributiva di ribattezzare i film, per giunta con altri titoli stranieri (e qui, a rigore, mancherebbe pure una virgola).

Edmond del debuttante Alexis Michalik, prolifico attore che riserva per sé l’importante ruolo di Feydeau, narra e romanza le traversie del giovane Rostand (l’azzeccato Thomas Solivérès) durante la gestazione della sua immortale – date un’occhiata ai titoli di coda che ne omaggiano i calorosi interpreti succedutisi nei decenni pièce da cinque atti in versi Cyrano de Bergerac, basata su gesta e amori d’un vero poeta-spadaccino.

La trama (come e più che in Shakespeare in Love) è generata/duplicata dalle vicende personali dell’autore – sposato con la fiduciosa Rosemonde (Alice de Lencquesaing) ma invaghito e soprattutto ispirato dalla costumista Jeanne (Lucie Boujenah, nipote di Michel) – che a loro volta si confondono con la rappresentazione finale (la prima si tenne nel teatro parigino Porte Saint-Martin il 27 dicembre 1897, due anni dopo l’esordio ufficiale del – citato – cinema), all’occorrenza priva di quinte, sorretta dal “divo” Coquelin (Olivier Gourmet).

Un cast numeroso, comprendente Mathilde Seigner (la nota e intrattabile Legault), Simon Abkarian e Marc Andréoni (i fratelli Floury, furfanteschi finanziatori dello spettacolo), contribuisce a sviluppare l’idea che un’opera d’ingegno sia frutto di lavoro collettivo.

Chi ama già il testo potrebbe apprezzare enormemente.  .

Max Marmotta