
Fallo!
- Tinto Brass
- Guglielmo Aru, Massimiliano Caroletti, Sara Cosmi, William De Vito
- Commedia
- Italia
- 28 August 2003
Trama
Sei episodi. Alibi: la vacanza a Casablanca per il settimo anno di matrimonio si trasforma per Cinzia e Gianni nell’occasione di coinvolgere nei loro giochi di letto il cameriere marocchino Alì.
Montaggio alternato: mentre il regista Bruno fa sesso dopo una partita a tennis con Erika, il marito di quest’ultima, Luigi, produttore televisivo, concede un “provino” a Stefania, moglie dell’altro.
2 cuori & 1 capanna: l’arrivo in hotel dell’autoritaria Frau Bertha e del remissivo Herr Franz travolge la procace cameriera altoatesina Katarina (e indirettamente il suo ragazzo Ciro).
Botte d’allegria: i racconti delle scappatelle della riminese Raffaella (con l’animatore Pablo, con il collega Giorgio) eccitano il suo boy-friend Ugo.
Honni soit qui mal y pense: a Cap d’Agde Anna e Franco conoscono due coniugi inglesi scambisti, attratti dalle loro foto.
Dimme porca che me piaze: l’insegnante Rosy e il businessman Oscar sono a Londra in viaggio di nozze e vengono spiati da un misterioso dirimpettaio.
Recensione
Specchi e testiere, fotografia flou e falli finti: visto un film del cantore veneziano del deretano (come sempre anche sceneggiatore e montatore, mai manco del supporto produttivo di Giovanni Bertolucci), si può dire di averli visti tutti.
In particolare, qui la struttura (ulteriormente) frammentaria è similare a quella di Fermo posta Tinto Brass, e, a voler trovare un trait d’union fra gli episodi, i temi ricorrenti sono il viaggio (locations vacuamente autentiche) e il matrimonio.
Dialetti e lingue si sovrappongono (in ogni senso) in un carosello di volgarità riconoscibili, di spicciola e reiterata filosofia autoreferenziale (“Le corna, se prese per il verso giusto…”), di corpi flaccidi, di fellatio (in aumento), di squallori vari.
Brass (che appare nel finale) si professa paladino di una rappresentazione del sesso scevra da moralismi o catene, gioiosa nel suo essere; purtroppo, i suoi lavori (ma perché non riprova a fare dell’altro?), che tristemente adunano in sala signori soli, continuano a dargli torto, comunicando al contrario un senso di decadenza e di ossessione senza sbocchi.
E a poco vale l’apporto di nomi femminili in sede finanziaria e creativa se non emerge un briciolo di sensibilità da queste storielle all’asfittica ricerca d’ironia (soprattutto la terza), così vicine al porno eppure così lontane.
Fra le attrici, che talvolta sembrano persino guidate, la Ponzo (Katarina) de Il corpo dell’anima; la Albertazzi (Anna) canta “Honni soit qui mal y pense”, su testo dello stesso regista.