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Trama

Scapigliato, malandato e anziano, l’avvocato Antonio De Gregorio si aggira ormai da trent’anni per le affollate aule del tribunale di Napoli come un fantasma.

Uno scandalo (fu autore di una truffa per pagare le costose spese mediche del figlio malato) ha rovinato la sua carriera e il legale si occupa ormai svogliatamente di piccoli processi.

Una sera alla porta del suo disordinato e maleodorante monolocale bussa la disperata Nunziatina, prostituta nei guai per essersi difesa da un’aggressione.

Passata la notte, la donna racconta a De Gregorio di essere costretta a battere il marciapiede da quando il marito è rimasto vittima di un incidente mortale nei pressi del cantiere in cui lavorava, due anni prima.

L’uomo sente puzza di bruciato e si reca dal magistrato che si occupò del caso, ma al suo posto trova il giovane e idealista Foloni, che insperatamente è disposto ad aiutarlo.

Recensione

Autore di un cinema impegnato che non esiste più, l’ultimamente discutibile Squitieri realizza il suo nuovo film (a lungo bloccato fra le maglie della distribuzione) quasi al rallentatore, perdendosi fra panoramiche, scene superflue e montaggi inesatti (per non parlare delle distrazioni di sceneggiatura –nomi che cambiano, circolazione dell’euro nel 2001– e delle musiche accessorie).

Di luoghi comuni su Napoli e i suoi abitanti, poi, ce n’è a carrettate. Peraltro, al regista riesce una descrizione ambientale decadente, soffocante, rumorosa (in ogni ufficio squillano continuamente i cellulari), valorizzata dalla fotografia di Giuseppe Tinelli.

Aleggia persino dell’umorismo nero non deprecabile, ma la conclusione risulta troppo ottimista (è un sogno?).

Insomma, un’operazione old style fuori tempo massimo, orchestrata prevalentemente in maniera diseguale.

Albertazzi, in una delle sue rare incursioni cinematografiche, riesce comunque magnificamente nella sua caratterizzazione, attraversando mezzo film in condizioni pietose.

Ernesto Mahieux (Vincenzino il gelataio) è il protagonista de L’imbalsamatore.

Max Marmotta