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Trama

Laredo, Castiglia, 1496. L’infanta Giovanna va in sposa a Filippo d’Asburgo, detto il Bello, e si trasferisce nelle Fiandre, da lui governate.

Subito travolta da cocente passione, la giovane, destinata a regnare nel suo Paese alla morte della madre (nel 1504), dà alla luce due bambini, ma non tollera i frequenti tradimenti del marito.

Questi non solo è un donnaiolo impenitente: spalleggiato dal fido De Veyre, cova il proposito di deporre la consorte, avallando come motivazione la sua crescente demenza.

In realtà, la presunta pazzia di Giovanna è dovuta semplicemente alla gelosia.

Recensione

Chi se lo sarebbe aspettato da Vicente Aranda, autore dei pruriginosi Amantes (il suo picco qualitativo più alto), L’amante bilingue e Lo sguardo dell’altro, un affresco storico di tale portata (produttiva, principalmente), condito per giunta da una virulenta passione amorosa quasi a senso unico? Naturalmente, gli avvenimenti sono un po’ “arrotondati” a beneficio della fluidità narrativa (e, per ammissione del regista, è difficile stabilire l’autentica genesi della follia in Giovanna), ma i risultati, al di là di qualche stilizzazione catodica, non lasciano a desiderare.

A parte l’intensa López de Ayala, meravigliano le performance meno abbozzate del solito della Arcuri e soprattutto di Liotti, cui viene comunque in soccorso (al 75% almeno) la bella presenza.

Max Marmotta