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Recensione

Preceduta da intenso battage pubblicitario e comunque attesa da fans e non del celebre fumetto inaugurato da Bob Kane nel 1939 (ripreso in seguito da autorevoli matite che spesso ne hanno accentuato gli aspetti cupi), questa nuova cineavventura di Batman (la sesta, dopo le due firmate dall’immaginifico Burton e le due, più frastornanti, orchestrate da Schumacher, nonché il già interessante Batman Begins ad opera dello steso Nolan) non poteva certo deludere al botteghino.

Meno assicurati, in mezzo a tanto fermento, erano gli indici di gradimento, ma pare che il regista, dotato del non comune talento di fondere la propria visione d’autore alle logiche più commerciali, sia riuscito nell’intento di mettere (più o meno) tutti d’accordo.

Già, perché il percorso anzitutto etico del supereroe in crisi (un Bale opportunamente “strozzato”), i cui dubbi non possono competere con gli ideali di un politico miracolosamente retto quale è Harvey Dent (Eckart, che ruba spesso la scena ai protagonisti), per giunta fidanzato all’ex del nostro, Rachel (Gyllenhaal in sostituzione di Katie Holmes), non era probabilmente l’elemento più facile da sviluppare in una sceneggiatura, che oltretutto è dotata di appassionanti segmenti quasi autonomi eppure saldamente legati fra loro.

Tuttavia il cineasta Christopher e suo fratello minore Jonathan sono stati in grado di produrre questo primo importante e sovente bastevole risultato.

Inoltre, le superlative performances di un cast che annovera anche Anthony Michael Hall, William Fichtner e Cillian Murphy (Scarecrow, il cattivo del capitolo precedente), oltre al compianto Heath Ledger (nell’inquietante e sorprendente ruolo di Joker), che da qui in poi avrebbe sicuramente avuto una luminosa carriera hollywoodiana, fanno de Il cavaliere oscuro (bel titolo) uno spettacolo godibile in ogni sua parte.

Max Marmotta