Il flauto

Il fantasy in Italia, a parte alcuni prodotti a destinazione smaccatamente televisiva (e non potrebbe essere altrimenti), non ha mai davvero attecchito a livello produttivo.

 Quindi, sorvolando sui suoi difetti di ritmo, non si può che salutare quantomeno con curiosità questo lavoro di Luciano Capponi, il quale “osa” insistere sul genere dopo Butterfly Zone – Il senso della farfalla.

Certo, la dimensione illustrata (resa ancor più particolare, strano a dirsi, dai limiti di budget) richiede una certa partecipazione dello spettatore,  trattandosi di un luogo sospeso nel quale le anime transitano senza memoria in attesa di (ri)nascere.

Un posto, peraltro, gestito da una razza aliena avida e calcolatrice; un sistema collaudato e inattaccabile cui porta una ventata di ribellione il più classico dei sovversivi per caso, lo scopino Gennaro, uno che, nella sua semplicità, si fa le domande giuste.

Gli dà volto l’ex-pugile napoletano Patrizio Oliva, ormai rilanciatosi come neo-melodico (e l’occasione di cantare non gli manca).

Il risultato finale soffre di lungaggine, ma il tentativo di proporre qualcosa fuori dagli schemi va sempre e comunque incoraggiato.

Fra i residenti del “paradiso” troviamo un paio di dotati attori.  .